ENZO CENTI E GIANCARLO PAVESI
(1986-1988)
Era una magnifica mattinata romana di fine agosto del 1986.
Nella Caserma della Cecchignola si stava svolgendo una esercitazione di atletica tra le giovani leve della Scuola Allievi ufficiali del Genio Trasmissioni.
Improvvisamente un grido: uno dei “ragazzi” era piombato a terra, senza un gesto, senza una parola. Inutile la corsa all’ospedale: il ragazzo era morto, senza un perché.
Erano le 9,15 ; il giorno era appena iniziato.
Il ragazzo caduto era Vincenzo Centi chiamato, tra gli amici, Enzo, residente da un paio d’anni a Pandino coi genitori e la sorella.
La famiglia era romana d’origine ed era giunta tra noi alla ricerca di verde e di tranquillità e per essere più vicina al luogo di lavoro del padre.
La morte improvvisa di Enzo, nel pieno di una splendida giovinezza, mentre si preparava con entusiasmo a diventare Ufficiale, ha colpito dolorosamente tutti.
Lo conoscevano in molti, in paese, soprattutto i giovani dell’Oratorio, che egli frequentava appena poteva, quando era libero dagli impegni di studio. Era infatti iscritto alla Facoltà di ingegneria elettronica a Milano.
Era un ragazzo sempre disponibile, sempre aperto all’amicizia.
La madre, la signora Elvira, una Nobil Donna molto colta e dalla fede profonda, aveva continuamente il suo nome sulle labbra.
Diceva:
“Enzo era un gigante. I primi mesi in Caserma li ha passati in borghese perché non c’erano divise che gli andassero bene”.
Il sabato precedente, quattro giorni prima della sua morte, aveva prestato giuramento e i parenti vi avevano presenziato, orgogliosi di avere un figlio così. Poi erano ripartiti per Pandino con Enzo.
L’indomani, domenica, egli era passato dall’oratorio e aveva salutato gli amici. Si era persino recato a dare un saluto al vicino, che tante volte, insieme ai compagni di gioco, aveva disturbato con lanci troppo alti del pallone, per cui era stato poi necessario chiedere scusa , recuperando la palla, sperando di non aver fatto troppi danni al suo giardino.
Il lunedì sera Enzo ripartiva per Roma fiero ed entusiasta, come al solito.
Due giorni dopo la morte. Il sabato successivo il ritorno di Enzo a Pandino, chiuso in una bara, con un picchetto di commilitoni a montare la guardia.
“Era d’esempio a tutti in Caserma”, diceva la madre, “tutti gli volevano bene. Il giorno della sua morte nessuno ha voluto andare in licenza per stargli vicino fino all’ultimo”.
Qualche mese dopo la sua scomparsa molti pandinesi col Sindaco Invernizzi, furono presenti a Roma, alla Cecchignola, alla austera e commovente cerimonia della intitolazione di una della aule della Scuola militare al nome di Vincenzo Centi, perché la sua figura e il suo esempio fossero di stimolo alle nuove leve.
Qualche anno dopo, nel 1993, la madre, che non aveva mai smesso il lutto e che aveva passato, ogni giorno, lunghe ore davanti alla tomba del figlio nel nostro cimitero, lo ha raggiunto là dove nessuno piange più.
Insieme ad Enzo Centi voglio ricordare ai Pandinesi un altro nostro ragazzo, morto così, due anni dopo, come Enzo, improvvisamente, stavolta sopra un campo di gioco, all’Oratorio del nostro paese, in una calda serata di luglio : Giancarlo Pavesi.
Lo stesso campo di gioco su cui abitualmente egli si allenava, così come aveva fatto Enzo.
Era il 1988.
Si doveva disputare una partita di calcio tra amici.
Giancarlo era lì, come sempre, in attesa di poter tirare qualche calcio al pallone.
Aveva 26 anni e con lui c’era il fratello, Maurizio.
Li ricordo tutti e due, bambini nella nostra scuola elementare. Io li chiamavo , affettuosamente, i miei due “Pavesini” tanto erano biondi e dolci , timidi e sorridenti.
Quella sera niente faceva presagire il dramma.
E invece Giancarlo improvvisamente si accasciò.
Corsero gli amici, il fratello, i responsabili dell’Oratorio : corse il medico, arrivò a sirene spiegate l’autoambulanza .
Tutto inutile.
La madre stava tornando dalla Messa che, solitamente, d’estate si celebra al nostro Cimitero.
Le dissero.
“Corri, tuo figlio sta male...”
Col cuore in gola la povera Colomba arrivò all’Oratorio, ma Giancarlo se n’era già andato, senza un lamento, tra la disperazione dei genitori, del fratello, degli amici, dei responsabili dell’Oratorio.
Sul campo di gioco era scesa la morte : un luogo di festa si era trasformato in un luogo di pianto.
Enzo e Giancarlo, due giovani promesse scomparse in un attimo, lasciando la nostra comunità costernata e incredula.
Due ragazzi. che mi piace ricordare insieme per tenerne viva la memoria.
lunedì 28 gennaio 2008
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7 commenti:
Ho conosciuto Vincenzo durante il corso AUC. Per noi era Mastro Lindo, il Gigante Buono ,sempre disponibile con tutti. Il 17 giugno prossimo con un gruppo di ex allievi AUC saremo alla Scuola Trasmissioni per il 25° anniversario. Ricorderemo anche Vincenzo con una targa in suo ricordo.
Roberto Scipioni
Ho fatto il 155° corso AUC delle Trasmissioni e quindi ho seguito tantissime lezioni nell'aula intitolata a Vincenzo. All'inizio pensavo fosse uno dei tenentini medaglie d'oro morti durante la prima guerra mondiale. Lo abbiamo scoperto tardi che si trattava di uno di noi, morto nei caldissimi agosti romani 8 anni prima.
Anche il 155° è stato un corso estivo, da aprile a settembre; so benissimo cosa vuole dire fare addestramento in quelle condizioni. Ho saputo da ex-allievi dei Trasporti e Materiali (capitati per sbaglio alla Scuola delle Trasmissioni) che la morte di Vincenzo fu una tragedia e che segnò pesantemente anche l'atmosfera di allivei e ufficiali dei corsi successivi... Questo post è l'unico che ho trovato e che mi ha spiegato chi lui fosse. Vincenzo Centi RIP.
Ero anch'io nel 124, ero presente alla scena e ho fatto parte del plotone che ha accompagnato Vincenzo nell'ultimo viaggio. Due esperienze che non ho mai dimenticato. RIP Vincenzo.
Sono la sorella di Vincenzo. Oggi, nell'anniversario della sua scomparsa, ho trovato questo post e sono rimasta molto colpita dai commenti. Ringrazio te e gli altri compagni di corso di averlo ricordato in occasione del 25 anniversario nel 2011. Giovanna
Grazie per averlo ricordato.
Giovanna, sorella di Vincenzo
Buongiorno a tutti,
ho frequentato il 125° corso, arrivando quindi a poche settimane dal tragico evento (8 ottobre 1986). In compenso ricordo bene la cerimonia cui ho partecipato per l'intitolazione dell'aula, è qualcosa che mi ha colpito e rammento bene a distanza di anni.
Assistere ad qualcosa che commemorava un allievo deceduto solo poche settimane prima lì dove mi trovavo mi è rimasto nel cuore; talvolta ricordavo il collega anche nelle mie preghiere, quando lo stress da corso si faceva sentire e andavo a trovare conforto nella cappelletta della SCUT.
Ricordo che ne parlai anche con i colleghi anziani durante il servizio da sottotenente presso il 4 btg. Gardena di Bolzano, colleghi testimoni diretti dell'evento.
Oggi, celebrazione dei defunti, dopo 32 anni, mi è venuto in testa di ricercare su internet se trovavo qualcosa sull'allievo Centi e sulla sua storia e mi sono imbattuto in questa bella testimonianza.
Caro Vincenzo, la tua storia e il tuo ricordo rimangono anche a distanza di anni; un caro saluto alla famiglia e alla sorella Giovanna che ha risposto lo scorso anno.
Stefano - Udine
125° AUC - IV Btg. Gardena Bolzano
Ero un allievo del 155° corso AUC delle Trasmissioni e ricordo le lezioni nell'aula dedicata a Vincenzo Centi, dove arrivavamo spesso sfiniti e il pensiero sovente si collegava a lui, alle sue sensazioni ed emozioni così simili alle nostre di quel periodo estivo di 26 anni fa. Non l'ho conosciuto ma ricordo che lo sentivamo molto vicino a noi. Paolo M.-Perugia
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